Tra la fine di luglio e inizio di agosto, per chi ha fatto il blocco di covata, è stato il momento di trattare le famiglie con acido ossalico gocciolato e valutare la caduta di varroa nei 2-4 giorni seguenti.
Ricordarsi della registrazione sull’apposito registro vidimato dei medicinali usati per il trattamento, conservando le prove di acquisto del materiale veterinario (scontrino/fattura e la confezione).
Quest’anno la caduta è stata medio bassa, con alcune eccezioni (anche all’interno dello stesso apiario) di una caduta importante, superiore alle 500-600 varroe.
I lavori del mese proseguiranno con uno stretto monitoraggio delle scorte di miele e di polline che in caso di scarsità dovranno essere reintegrate, per far in modo che la regina riprenda con una covata vigorosa e sana per avere un numero adeguato di api per passare inverno.
Lo stesso vale per chi a luglio ha scelto di fare dei nuovi nuclei. Si può iniziare a stringere le famiglie, lasciando solo i telai ben coperti da api, parcheggiando gli altri (generalmente quelli più vecchi esterni al diaframma).
Il problema della scarsità di scorte è legato al lungo periodo di siccità e di caldo anomalo iniziato molto presto già a fine aprile e che ha avuto il suo apice soprattutto in luglio, avendo effetti deleteri sulla vegetazione. Per riprodursi le api hanno bisogno di polline, nettare e ovviamente molta acqua. Se l’acqua viene a mancare le api non riescono a crescere come dovrebbero e anche l’ape regina finisce per risentirne rallentando o bloccando la covata. Dobbiamo considerare anche l’effetto della siccità su fiori e piante. Risentendo della carenza di acqua, le piante tendono a immagazzinarla, ma finiscono comunque per produrre poco nettare mettendo in difficoltà gli insetti impollinatori.
L’acqua diventa necessaria anche per abbassare la temperatura interna dell’alveare ed evitare che la cera si sciolga con il collasso dell’intero favo.
Da parte loro, per garantire la termoregolazione all’interno dell’arnia, le api si impegnano a sbattere velocemente le ali per introdurre aria più fresca dall’esterno; e per rinfrescare l’ambiente raccolgono anche goccioline di acqua che vengono portate all’interno dell’arnia.